Celsius 451 (seconda parte)

Perché il problema del riscaldamento globale è più grave di quello che pensi

(Nella prima parte trovi alcuni concetti di carattere generale utili alla comprensione di quello che segue. Puoi leggerli anche in un secondo momento.)

È finalmente giunto il momento di parlare dei combustibili fossili. L’origine di questa fonte è ancora una volta il Sole: si tratta dell’energia solare assorbita negli ultimi milioni di anni dalla vegetazione preistorica, che poi è rimasta sepolta sottoterra e ha dato origine a giacimenti di carbone, petrolio e gas naturale.

Quando si bruciano questi combustibili, da un lato si libera nell’ambiente sotto forma di calore un’energia che, come nel caso del nucleare, ha origine antica ed è rimasta innocuamente immagazzinata fino al momento in cui qualcuno ha deciso di sfruttarla per i propri scopi. Dall’altro, tranne che nei rari casi in cui si prendono apposite precauzioni, vengono rilasciate diverse sostanze tra cui l’anidride carbonica che le piante preistoriche avevano catturato dall’atmosfera nel corso dei milioni di anni precedenti. Questo è il fattore che incide più di tutti sul bilancio energetico del pianeta, perché, assieme ad altri gas detti “gas serra”, l’anidride carbonica nell’atmosfera agisce come un isolante che blocca l’irradiazione di energia dalla Terra verso lo spazio esterno, ed è quindi la più importante causa del riscaldamento globale: l’energia ricevuta dal Sole viene trattenuta in misura superiore al solito e giorno dopo giorno si accumula sulla superficie terrestre, manifestandosi in un aumento della temperatura.

Per illustrare questa situazione ricorrerò ad un esempio tratto da un ambito un po’ diverso. Immaginiamo di percorrere in automobile una lunga strada rettilinea. La pressione del piede destro dell’autista sul pedale dell’acceleratore è costante così come la velocità dell’automobile: siamo in una situazione di equilibrio. Immaginiamo ora di spingere giù l’acceleratore di qualche centimetro, e poi di lasciarlo fermo nella nuova posizione. Il maggiore afflusso di carburante darà più potenza al motore e per un certo periodo di tempo la velocità aumenterà fino a stabilizzarsi su un nuovo stato di equilibrio.

Ora propongo questo paragone: il pedale dell’acceleratore regola la quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera, mentre la velocità dell’automobile corrisponde alla temperatura media della superficie. Spingere il pedale un po’ più giù significa immettere un po’ di anidride carbonica nell’atmosfera. La conseguenza è che negli anni successivi la temperatura inizia a salire, finché non si raggiunge un nuovo punto di equilibrio stabile ad una temperatura media un po’ superiore a prima. Immettendo poi altra anidride carbonica, ci sarà un altro innalzamento che si arresterà ad un nuovo punto di equilibrio a temperatura superiore.

Fin qui tutto bene. Ricordando però che le emissioni di anidride carbonica sono in costante aumento (quasi ogni anno infatti si batte il record dell’anno precedente) e si prevede che lo saranno ancora negli anni a venire, seguendo questo paragone dobbiamo considerare che il pedale del nostro acceleratore viene spinto sempre più a fondo, e quel che è peggio è che la rapidità con cui va a fondo aumenta nel tempo. Questo significa che non è neanche pensabile parlare di un punto di equilibrio che si raggiungerà in un futuro più o meno lontano: questo ipotetico punto di equilibrio (che è, lo ricordo, il momento in cui la temperatura cessa di aumentare) ad ogni istante si sposta un po’ più in là, e quindi sembra del tutto improprio classificarlo come “punto di equilibrio”. E tutto questo senza ancora tener conto degli effetti di retroazione. Si è già parlato dello scioglimento dei ghiacci e del risultante “effetto domino”; un’altra conseguenza del riscaldamento, meno visibile ma altrettanto grave, è il fatto che l’aumento della temperatura degli oceani comporta il rilascio nell’atmosfera di una parte dell’anidride carbonica disciolta nell’acqua, con un altro “effetto domino” che incrementa ulteriormente l’effetto serra e il riscaldamento globale. È come se ogni volta che abbassiamo leggermente l’acceleratore intervenisse una forza esterna aggiuntiva che tende a premerlo ancora un po’ di più verso il basso: in altre parole, il servocomando dell’autodistruzione.

Le cose ora non vanno più affatto bene. La situazione in cui l’acceleratore di un’automobile viene premuto sempre più in basso e sempre più velocemente potrebbe essere descritta dal senso comune come “folle” e “fuori controllo”. Soprattutto dovrebbe essere chiaro che non si può andare avanti indefinitamente in questo modo, prima o poi succederà qualcosa che interrompe il processo. Ma quanto si può andare avanti?

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Celsius 451

Un giorno mi sono chiesto se potesse aver senso cercare di mettere insieme una sintesi allo stesso tempo comprensibile e articolata, semplice ma non semplicistica delle problematiche legate al riscaldamento globale e delle prospettive future. Poi, invece di perdere tempo a rispondermi, l’ho scritta. Alla fine mi sono pentito della mia impulsività, perché ne è venuto fuori l’articolo che non avrei mai voluto scrivere e che probabilmente nessuno vorrebbe mai leggere. Ormai è troppo tardi: ci starò più attento la prossima volta, se ce ne sarà una.

L’articolo è diviso in due parti. Chi pensa di avere poco tempo e vuole andare subito al sodo può passare direttamente alla seconda parte. Se ritieni di non avere tempo a sufficienza, comunque, hai già colto il punto e sei in buona compagnia. In effetti il messaggio è proprio questo: il tempo è agli sgoccioli, e di possibilità di cavarcela, forse, ne rimane una sola. Di conseguenza è importante investire le risorse disponibili in quella direzione, piuttosto che disperderle in soluzioni che possono nel caso migliore appena scalfire la superficie del problema.

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