Un volontario, di grazia!

Appena tornato dall’alpeggio con la sua mandria, Bue punto zero ha potuto con soddisfazione prendere atto, ripercorrendo i titoli dei giornali che si sono susseguiti nelle ultime settimane, di due importanti novità.

La prima riguarda il fatto che a questo punto tutti, senza eccezione, possono apprezzare ciò che prima alcuni fra i più ottusi ancora ignoravano, e cioè che i problemi di Berlusconi sono i problemi dell’Italia, il che è quasi come dire, considerando che tali problemi sono piuttosto grossi e tendono ogni giorno ad aumentare, che Berlusconi è il (principale) problema dell’italia.

La seconda riguarda invece le migliaia o forse milioni di italiani che, in pena per le sorti del quasi-ex-cavaliere, a gran voce implorano il Capo dello Stato affinché conceda, motu proprio, il colpo di grazia a Berlusconi. Purtroppo l’inflessibile presidente Napolitano non sembra intenzionato a cedere alle suppliche, per cui sarà necessario arruolare un volontario. Forse tra i lettori di Bue punto zero ce n’è qualcuno?

Il giuramento di Napolitano

Giuro –e se mento
questa man nel fuoco bruci–
giuro a questo Parlamento:
si farà il Governo degli inciuci.

Pure giuro salvar Silvio dai processi,
ma l’età il vigor, si sa, disperde.
Se onorare la promessa non potessi,
sappiate ancor che siete delle merde.

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Rompiballe a vita

Se uno degli obiettivi di Grillo era rompere le balle al sistema politico, direi che c’è riuscito abbondantemente. Ora che ha fatto pesare i milioni di voti che il suo movimento ha ricevuto mettendo in stallo quasi ogni attività politica, molti cominciano a pensare che con questi voti dovrebbe iniziare a fare qualcosa di costruttivo. Ci sono però degli ostacoli oggettivi, il primo dei quali è che a quanto pare non ne ha la minima intenzione. Dopo aver affossato l’ipotesi di un governo Bersani e dopo aver ribadito che non farà accordi con nessuno, continua a chiedere l’incarico di governo per il suo movimento, senza tuttavia indicare neppure il nome di un possibile candidato premier. Tutto ciò va poi accostato ad un altro problema, anzi un’anomalia, già segnalata da più parti, che riguarda il ruolo di questo “capo politico” del MoVimento 5 Stelle: non è stato eletto, non ricopre alcuna carica pubblica, non è vincolato a doveri o responsabilità istituzionali di alcun tipo, ma pontifica sguaiatamente su tutto e su tutti e soprattutto controlla indirettamente le azioni, le parole (e, qualcuno sospetta, anche le menti) dei deputati eletti con il suo simbolo.
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Il piano B

Va bene, dal punto di vista istituzionale dare l’incarico a Bersani era la cosa più giusta da fare. E poi, non si sa mai: potrebbe anche succedere che un numero sufficiente di senatori 5 stelle si decida davvero a fare ciò che Grillo e Berlusconi temono di più, ovvero mandare a quel paese il capo supremo e sostenere l’ipotesi di governo che Bersani andrà presumibilmente a presentare tra qualche giorno.

Ma sperare nei miracoli non è, di per sé, una strategia politica che si possa considerare vincente. Avevamo già proposto un piano A, che obiettivamente era un po’ troppo ardito per essere preso realisticamente in considerazione. Ma c’è ancora un piano B, di gran lunga più praticabile, tant’è vero che è stato presentato ufficialmente al Capo dello Stato durante le consultazioni. Purtroppo Napolitano ha preferito un’altra strada, e a questo punto rimane la speranza che la mossa vincente venga compiuta dal suo successore se, come probabile, Bersani fallirà la missione. Peccato però aver perso tutto questo tempo. In questo frangente la cosa giusta da fare era, una volta tanto, dare ascolto a Grillo: conferire l’incarico al MoVimento 5 Stelle.
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Ancora un po’ di ottimismo

Questa sera decade ufficialmente la sedicesima legislatura della Repubblica italiana.

Negli ultimi anni abbiamo assistito al triste connubio tra il parlamento più corrotto, il premier più ignobile e il capo dello Stato più ignavo della storia repubblicana.

Da domani si apre la possibilità di un cambiamento. La domanda a questo punto è: riusciremo a fare peggio?

Di’ qualcosa di sinistro

Se non ci fossimo assuefatti a poco a poco, probabilmente sentendo locuzioni come “medici nazisti e PM stalinisti” penseremmo che siano tratte da una conferenza sul periodo pre-bellico o dalla trascrizione di un messaggio in codice trasmesso da un agente segreto nell’Europa di un’ottantina di anni fa. Invece ci pare quasi normale che siano riferite al qui ed ora della situazione politico-giudiziaria italiana.

C’è però almeno una cosa che stona, ed è il silenzio di quel cittadino che dovrebbe essere il primo garante di ogni istituzione della Repubblica, e che invece in queste occasioni se ne sta buono buono in un angolino. Parlo di quel cittadino che intrepidamente si indigna quando sente dire da uno straniero la nuda verità sul nostro Paese, ma che sulle questioni davvero importanti sistematicamente evita di prendere posizione. Ora sarebbe forse troppo pretendere che il Capo dello Stato in questi ultimi giorni del suo mandato riuscisse anche solo parzialmente a redimersi rispondendo per le rime alle provocazioni di quei criminali che tuttora infestano il nostro Parlamento. Ma per favore, Napolitano, di’ qualcosa. Se proprio non hai altro da dire, di’ almeno che sei d’accordo.

La legge del più porco

Porcellum

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Il naufragio

Quei cialtroni dei nostri parlamentari non sono riusciti a varare una nuova legge elettorale nonostante tutti da molto tempo sostenessero che quella attualmente in vigore è una porcata, e questa volta persino il sempre mite e accomodante Napolitano si è incazzato di brutto (non per la legge in sé, ovvio, ma per la plateale dimostrazione di inettitudine esibita al mondo intero). Il motivo di questo fallimento in realtà è semplice: ciascuno aveva paura di assestarsi il proverbiale colpo di zappa sui piedi deliberando una legge elettorale che alla fine avrebbe potuto danneggiarlo, come era effettivamente accaduto nel non lontano 2005 quando la maggioranza di centrodestra aveva imposto l’attuale vituperato sistema ed era poi uscita dalle urne sconfitta, anche se per un soffio, l’anno successivo.

Per adesso quindi ci terremo il Porcellum, ma prima o poi la legislatura che a breve scaturirà dalle sue viscere dovrà riprendere a discutere di una nuova legge elettorale. Si spera che il livello medio dell’aula sarà migliore di quello odierno, ma non è detto.

Vogliamo trovare una soluzione semplice che non porti via troppo tempo in estenuanti discussioni, contrattazioni, tarature di parametri numerici e cavilli vari? Bene, diamo un’occhiata alla storia dei sistemi elettorali italiani. Dal 1947 fino al 1993 abbiamo nominato i nostri rappresentanti con un semplice criterio proporzionale, e il Paese è andato avanti tra alti e bassi, ma è andato avanti. Nel 1993 il sistema elettorale è stato sostituito con uno drasticamente più complesso, prevalentemente maggioritario, e da quel momento il Paese si è trasformato nel set di un film dell’orrore particolarmente crudo e perverso. Sarà una coincidenza, ma il buon senso suggerisce un urgente ritorno al passato.
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I sogni son desideri…

 

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Se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando…

(4/2/2013)

 

Risolleviamoci per un attimo dalle brutture della campagna elettorale e trasferiamoci temporaneamente nel mondo dei sogni, in un mondo fantastico dove tutto è possibile.

Immaginiamo che Napolitano, o Monti, o qualche altro ministro o politico di spicco, decidesse di dare in beneficenza la maggior parte del suo stipendio, tenendo per sé una cifra inferiore ai mille euro, e che si giustificasse dicendo: “Sono pochi, ma ci sono molte persone che vivono con meno, quindi mi devono bastare”. Immaginiamo che costui si battesse per togliere i soldi alle banche e darli alle popolazioni più povere. Immaginiamo ancora che in un consesso internazionale il nostro Napolitano o il nostro Monti o uno dei loro eventuali successori pronunciasse parole come queste:

Si è parlato di sviluppo sostenibile e di sottrarre alla miseria le grandi masse. Ma che cosa abbiamo in mente? Il modello di sviluppo e di consumo delle odierne società ricche? Che cosa succederebbe al pianeta se in India il numero medio di automobili per famiglia fosse lo stesso dei tedeschi? Quanto ossigeno resterebbe per respirare? Più chiaramente: possono le risorse del pianeta permettere a sette o otto miliardi di persone di mantenere lo stesso livello di consumi e di sprechi che caratterizza le più ricche società occidentali?

Stiamo dominando la globalizzazione, o è la globalizzazione che ci domina? È possibile parlare di solidarietà e di unità in un’economia basata sulla competizione spietata? La sfida che abbiamo davanti è di proporzioni gigantesche e la crisi maggiore non è ecologica, è politica: l’uomo non governa più le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo e la sua vita.

Perché noi non veniamo al mondo genericamente per svilupparci. Veniamo alla vita per raggiungere la felicità. Perché la vita è breve e ci sfugge via, e nessun bene vale come la vita, è ovvio. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per poter consumare di più… e il motore è la società dei consumi, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, o se si rallenta, si rallenta l’economia, e se si rallenta l’economia ci appare lo spettro della stagnazione. Ma è proprio questo consumo esagerato che sta aggredendo il pianeta, e proprio per generare questo consumo si producono cose che durano poco, per poterne vendere di più.

Questi sono problemi di carattere politico che ci stanno indicando che è ora di cominciare a combattere per una cultura diversa. Non si tratta di prospettare il ritorno all’uomo delle caverne, né di erigere un monumento al regresso. È che non possiamo continuare indefinitamente ad essere governati dal mercato, dobbiamo essere noi a governare il mercato.

Per questo dico che il problema che abbiamo davanti è di carattere politico. Gli antichi pensatori – Epicuro, Seneca, gli Aymara – dicevano: povero non è chi ha poco, ma è davvero povero colui che necessita moltissimo e desidera, desidera, desidera sempre di più. Lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana, dell’amore, delle relazioni umane, della cura dei figli, dell’amicizia, dell’avere l’essenziale. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo.

Prima di tornare alla realtà, consideriamo che esiste effettivamente un Paese il cui presidente guadagna 800 € al mese, che da giovane rapinava le banche per dare i soldi ai poveri, e che ha pronunciato un discorso simile a quello riportato sopra ad una conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile.

Bene ora potete risvegliarvi. Napolitano, Monti e colleghi sono tornati quelli di sempre. Se a questo punto sentite montare una certa incazzatura, vuol dire che siete quasi pronti per andare a votare. In bocca al lupo.

Partigiani della Prostituzione

I recenti sviluppi della vicenda legata alla cosiddetta “trattativa” e alle intercettazioni delle telefonate tra Mancino e Napolitano hanno forse svelato la presenza di un insospettabile complotto. Illuminante a questo proposito è stato l’intervento del fondatore de La Repubblica Eugenio Scalfari, che come è noto ha cercato goffamente di difendere la posizione del Capo dello Stato contro la Procura di Palermo.

Nel rispondere alle pacate osservazioni dei diretti interessati (il procuratore Messineo e il procuratore aggiunto Ingroia) circa il suo apparentemente poco assennato intervento, Scalfari ha poi citato una sentenza della Corte Costituzionale del 24 aprile 2002 che a sua volta è stata giudicata irrilevante in quanto non pertiene a casistiche di intercettazioni delle alte cariche dello Stato, ma si pronuncia “nell’ambito di un procedimento penale relativo a delitti di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione” dove “l’apparato di ripresa visiva, occultato dalla polizia giudiziaria in una plafoniera sita in una saletta appartata, aveva consentito di registrare immagini di rapporti sessuali tra i clienti e le ballerine dell’esercizio”.

Come sempre, Bue punto zero privilegia, nella formulazione di ipotesi sui comportamenti più inspiegabili degli illustri personaggi di cui si occupa, una consapevole malizia rispetto ad una cieca stupidità, la quale rimane l’ultima opzione da considerare quanto tutte le altre sono state scartate. In questo caso, se Scalfari non è uno stupido, per quale recondito motivo potrebbe aver citato in questa situazione già abbondantemente ingarbugliata e compromessa proprio quella sentenza? Non abbiamo purtroppo una risposta certa, ma diversi elementi conducono a pensare che si tratti di un messaggio in codice, che in qualche modo vuole chiamare a raccolta, affinché si uniscano alla causa di quelli già presenti in Parlamento, i Partigiani della Prostituzione che proliferano nei giornali, per sferrare un attacco decisivo contro i Partigiani della Costituzione che si annidano, esile forse ma combattiva minoranza, nella Magistratura.

Quale sarà l’esito dello scontro è facile immaginarlo. L’unica possibilità di rovesciare le sorti di questa battaglia potrebbe giungere da nuove elezioni e dal conseguente rinnovamento delle Camere, ma forse sarà già troppo tardi.

Salviamo Mario Monti

"Uccidiamo Mario Monti" sui muri di Milano

Mario Monti è in pericolo, e come se non bastasse anche altri membri del Governo rischiano grosso.

C’è chi vuole la testa del Premier perché la notte di Capodanno si è dato ai bagordi; c’è chi con maggior ponderazione ed acume lo accusa, avendo egli a sottoporre le sue proposte alla prima legislatura della storia repubblicana a non includere rappresentati di partiti di sinistra, di non perseguire politiche di sinistra.

Ma tutto ciò è ben poca cosa di fronte alla vera e massima colpa del Premier, che consiste nell’aver affermato nelle più svariate occasioni di avere rispetto per il Parlamento e che da esso deriva la legittimità del suo Governo.

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